Italia – Bulgaria 3-1 (25-20; 25-14; 23-25; 25-20)
Bronzo, porcocacchio, terzi in Europa e meritatamente, aggiungerei.
Terzi, anche se a ben guardare il bersaglio grosso era alla portata e per un motivo e uno solamente: non siamo tanto distanti dalla Francia e in una partita secca le differenze possono assottigliarsi come espandersi, e questo Tillie lo sa ed è per questo che ci teme… Vabeh sto esagerando, penso si farebbe un bidet con queste considerazioni… Ah no, nemmeno, perché i francesi non usano il bidet (prego considerare con quanta perizia ho evitato la locuzione “non si lavano il culo”). Dicevo…. Terzi comodamente perché arriviamo alla finalina con parecchia fame, uno Zaytsev incazzato come un Spaturno (questa è per gente colta) e una Bulgaria che ha lasciato cuore e attributi nella semifinale persa contro la Francia.Continua a leggere
Bombe su bombe nella pallavolo nostrana, stavo progettando di scrivere qualcosa su entrambe le nostre nazionali, condensando poche ed essenziali cose in un post unico quando, dal nulla, un mio caro amico e mentore, più curioso e ben più attento internautamente, mi fa notare un “appuntino” scritto da Mauro Berruto. Questo appuntino…
Ora……… Cribbio… Ce la vedo solo io una finissima ramazza nel popò del nostro ex CT!? O sono un malizioso del cacchio?
Oooooooooh là….
Per tutti gli amanti della polemica, ci voleva un commentino sul guazzabuglio che la nazionale maschile di pallavolo ci ha fatto assaporare negli ultimi mesi. Prima degli improperi, la fredda cronaca:Continua a leggere
Tornando a parlare di pallavolo: tempo fa il buon (ex) CT Berruto ha diramato le liste per la World League che si è conclusa da poco, dei risultati e di come ha giocato la nostra formazione ne parlerò, eventualmente e se ne avrò voglia, più avanti; quello che mi preme prendere come spunto nasce dalle motivazioni secondo le quali sono stati esclusi due giocatori dal gruppo azzurro: Michele Baranowicz e Jiri Kovar.Continua a leggere
Ed eccoci qui, obbligatoriamente a parlare della penosa debacle della nazionale maschile in Polonia.
Il volley maschile resta uno sport che capisco fino a un certo punto, gli equilibri ai quali sono abituato io nel femminile sono spesso stravolti e capita che la squadra con più potenziale di palla alta sia anche quella che la spunta (come la Russia di non so quale Europeo) anche se la ricezione non tiene come dovrebbe o se il palleggiatore non è un fenomeno alla DeCecco, quindi cercherò di non essere troppo dentro la questione senza qualche dato certo.
Arriviamo 13esimi, come non accadeva da trent’anni (ancor prima dell’era Velasco) e con una squadra che, fino a due mesi fa, si riteneva essere a ridosso delle più grandi. Anzi il punto da cui si deve partire è proprio quello: come è possibile che si passi dal dare sei set sul muso al Brasile subendone due, in casa loro, e dopo due mesi riuscire a perdere con nientepopodimeno che il Porto Rico? Certo era un Brasile in fase embrionale, e qui qualche addetto ai lavori immagino abbia qualcosa da dire sulla programmazione brasiliana, e su come sti ragazzi siano tirati a lucido nella fase finale, ma parliamo del Brasile di Bernardinho, non di una terza divisione passata lì per caso.
PortoRico sorride: Italia sculacciata…
Inutile sottolineare come un tripudio di tromboni, più o meno informati, stiano adesso urlando alla testa di Berruto, alla faccia di Kovar, all’assenza di determinazione, all’assenza di motivazione, al palleggio di Travica e via discutendo poi, dal nulla, arriva il solito Maestro che, di tanto in tanto, ci ricorda che probabilmente, come ebbe ragione ai tempi, potrebbe aver ragione anche ora: “Forse è che non giochiamo bene a pallavolo”. Graziarcazzo, mi verrebbe da obiettare, ma perché abbiamo giocato così male? Spulciando le mie dispense sembrerebbe facile: studiamo cosa non ha funzionato e ci mettiamo ad allenarlo fino a che l’ingranaggio non riparte come prima. A questo proposito è intervenuto, dal sito di AIAPAV, Tomaso Totolo, non proprio uno che non ne capisce una cippa. Il Mister ha prodotto questo documento dove si evidenziano le terribili carenze in due fondamentali chiave come la battuta, l’attacco ma, soprattutto, il contrattacco in fase break. Eppure durante la World League non è che fossero due fondamentali proprio allo sbando. Dove sta la chiave di lettura?
Innanzitutto, a mio avviso, la VERA chiave di lettura ce l’hanno Berruto e il suo staff, che poi nonostante i numeri non si sia stati in grado di intervenire è un altro discorso ma, tutto sommato, quel che è successo e la sua risoluzione dovrebbero essere ad appannaggio di chi c’è stato dentro. Io so. Io risolvo. Penso che il CT sappia perfettamente se è in grado di gestire la cosa oppure no e quindi, in sintesi, di trombarlo per partito preso mi pare una cazzata colossale.
A ben vedere, però, che certi equilibri fossero precari era nell’aria. Una nazionale di quel livello mai in grado di giocare magnificamente partite decisive non è una nazionale di schiacciasassi, è una nazionale di indubbio talento e di prospettiva, ma di laborioso equilibrio. Motivare basta? Dipende, direbbe qualcuno, certo è che se qualcosa rischiava di andare storto era sempre un problema di numeri, di studio, di analisi, di soluzioni. Anche qui la domanda diventa ovvia: era prevedibile? E se lo fosse stato, sono stati attivati tutti quegli accorgimenti che servivano? Che Travica non fosse Vullo lo sapevamo ben prima del Mondiale, da tutte le direzioni ho sentito parlar male del suo palleggio eppure, vincendo, la cosa non era proprio decisiva, no? Cosa ha nascosto i limiti di Travica quando abbiamo vinto? Il mago Zurlì? Mistero… Forseforse quando mettere giù la palla è una faccenda privata tra te e il mondo, e a prescindere, di quanto magnifico sia il palleggio che ti arriva te ne freghi e risolvi? Altro mistero… Poi CERTO che non riuscire a giocare un pallone decente in fase break non è carino ma stiamo parlando di una nazionale che sa murare, dunque perché sparacchiare out con quelle percentuali se siamo in grado di far la differenza, e non a caso, a muro? E questi sono calcoli che deve fare il Mister di turno o possiamo immaginare che atleti così collaudati sappiano darsi una mano sulla faccenda? E lo “scarsissimo” Kovar? Non era così scarso quando, infortunatosi al ginocchio, ha reso la nazionale ben meno efficace e ci si batteva il petto per la sfiga di averlo perso… Poi quando criticano un giocatore per la faccia mi girano le palle a prescindere. Come si pretende di interpretare il pensiero di un atleta dalla faccia che ha? Dunque il compassatissimo Tofoli non era motivato? Chiediamoci invece cosa gli abbia impedito di essere decisivo analizzando con cognizione di causa o tacendo, che forse è meglio.
Bel casino, sto giro, Mister… 😦
La solfa è sempre la solita: o sai e parli o ignori e taci. E questo non vuol dire che Kovar abbia giocato bene, vuol dire che appellarsi alla faccia è da bar dello sport.
Su questo ha forse ragione Travica che, non senza una punta di amaro, ha commentato il Mondiale dicendo che è il caso di lasciar parlare i non esperti (tanto parlerebbero uguale). Un altro che ha avuto qualcosa da ridire è il buon Parodi. Tra i denti. Con eleganza. Battendosi il petto.
Eloquente, nevvero?
Fa male, parecchio, constatare come nemmeno l’orgoglio abbia permesso a questi ragazzi di risolvere i problemi, il che suggerisce qualcosa sul percorso che ancora debbano compiere. Fa male avere l’impressione che qualcosa di interno allo spogliatoio abbia impedito loro di onorare la maglia e di rendere omaggio alla nostra storia pallavolistica. Fa male come il fallimento arrivi nell’appuntamento più importante. Fa male come l’infortunio a Zaytsev abbia creato altri evidenti alibi invece che scaricarli nel water: con fuori lo Zar c’era davvero poco da perdere, tanto valeva sbattersene e lottare.
Nemmeno con Zaytsev out si è riusciti a metter da parte i problemi….
Fa male, infine, constatare come il tutto crei situazioni piuttosto bislacche dove una leggenda della palla al volo, non senza una sana dose di stizza, decida di scrivere certe cose… Il punto non è che abbia torto o ragione, ovvio, il punto è che sia arrivato a scriverle…
L’antica rosa esiste solo nel nome: noi possediamo nudi nomi – Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus. (Umberto Eco, frase finale del Nome della rosa che cita Bernardo di Cluny)